Cyberbullismo, una piaga che non è più possibile tacere

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Il 77% dei presidi italiani intervistati da Censis ha avuto a che fare con casi di cyberbullismo. Almeno il 51% di loro ha dovuto chiamare le forze dell’ordine. Non si tratta di minimizzare, il cyberbullismo sta diventando una piaga troppo diffusa.

Nel silenzio nazionale, il lato nero della tecnologia dilaga, e fa vittime fra i giovanissimi. Di ieri la notizia di una ragazzina di 14 anni che ha tentato il suicidio nei bagni della scuola ingerendo farmaci. Il motivo? Foto che circolavano online, ridicolizzandola. Per la maggior parte dei presidi intervistati, le famiglie non si rendono conto del disastro del cyberbullismo, non danno la giusta importanza al problema, non si rendono conto delle conseguenze della violenza che corre sul web. Sono troppo distanti dai loro figli, che invece sono così vicini ai loro smartphone, e fra una visita a Facebook e una chattata su WhatsApp si scambiano foto dove ridicolizzano i loro compagni di corso, i loro coetanei.

La piaga del cyberbullismo sta sfuggendo di mano, ed è difficile da controllare, difficile scovare le identità digitali, i responsabili. Dopo tutti i minorenni che hanno posto fine alla loro vita a causa di questi soprusi, cercare di intervenire concretamente, però, sembra il minimo.